Il mio "nuovo" compleanno

7 anni fa mi svegliavo senza l'uso delle braccia. 

Nel giro di poche ore perdevo anche l'uso delle gambe e facevo il mio ingresso nel mondo della disabilità.

Ricordo le facce preoccupate del personale sanitario di turno, la loro gentilezza e vicinanza. 

Improvvisamente le loro mani erano diventate anche le mie, così come le loro gambe.

Ho avuto tanto tempo per pensare ad occhi aperti. Fantasticavo per intere giornate, fissando lo spicchio di cielo che riuscivo a vedere dalla finestra dell'ospedale. Immaginavo di essere sdraiata sull'erba dopo una lunga corsa in un parco.

Ringraziavo di esserci ancora ogni mattina al risveglio, quando gli infermieri venivano sussurrando per il prelievo del sangue.

Non ero pronta a lasciare tutto: il mondo di affetti, le mie figlie allora piccoline, mio marito.

Mi aggrappai con tutte le forze al mio respiro, che lentamente mi dimostrava che  ancora non era finita. 

Giorno dopo giorno imparai a rinunciare a tutto quello che non era necessario, lasciai andare il peso dell'orgoglio, troppo pesante da portarsi dietro in queste situazioni.

La disabilità è già pesante di suo: per affrontarla bisogna liberarsi da ogni aspettativa, bisogna slegarsi dalle abitudini, dalla dipendenza da stupidi preconcetti che ci vogliono tutti belli, scattanti, performanti e propositivi.

La dipendenza dagli altri ti insegna tante cose. Ti insegna a chiedere aiuto e a ringraziare perché mai niente è dovuto.

Ti fa capire che autocommiserarsi fa male a te e a chi ti sta vicino.

Dare giudizi su noi stessi o sugli altri è quanto di più deleterio ci possa essere: ti toglie l'ossigeno per crescere.

Scoprii col passare del tempo l'importanza dell'autoironia e della curiosità. Sdrammatizzando sulle situazioni,  scoprii che riuscivo ad alleggerire il peso di una situazione difficile e tutto diventava più accettabile. 

Facendo leva sulla curiosità, iniziai ad interessarmi ad argomenti mai affrontati prima, perché ero sempre occupata a fare qualcosa di 'più importante".

Sono trascorsi 7 anni e siamo ancora qui: io, il mio sorriso e la mia voglia di vivere. Tranquilli... non sono diventata schizofrenica! 

Ho ripreso l'uso delle mani e quello delle gambe: eppure non è tornato tutto come "prima", come molti mi dicono, perché ho una nuova compagna: la fatica neurocognitiva.

La fatica neurocognitiva mi accompagna sempre, quasi per ricordarmi che tutto ogni progresso motorio può essere rimesso in discussione in ogni momento e che l'accettazione della dipendenza dagli altri non sminuisce i progressi fatti.

In modo provocatorio, mi viene da dire che  tutto è  "meglio" di prima, perché ora vivo i miei giorni con una consapevolezza che in passato nemmeno immaginavo si potesse raggiungere. 

In questi ultimi 7 anni ho vissuto intensamente e profondamente la mia esistenza, giorno dopo giorno. Tutta la mia famiglia ha vissuto a sua volta questa trasformazione e ogni giorno viviamo consapevolmente la meraviglia di stare insieme, di far parte di un mondo cui poter imparare dagli altri e dare il nostro piccolo contributo, che non è mai scontato o inutile, di imparare sempre cose nuove e di condividerle con la meraviglia negli occhi.

In 7 anni ho capito quanto mi era sfuggito nei 48 anni precedenti: la vita è una collezione di momenti di cui va apprezzato ogni istante, aprendosi alla compassione, riempiendo di gioia i polmoni ad ogni respiro consapevole.

Il mio percorso continua ed  è un ventaglio di emozioni e scoperte in continuo divenire.

Per tutti questi motivi, da 7 anni festeggio questo mio "secondo" compleanno, perché ogni disgrazia può trasformarsi in una opportunità di crescita, di rinascita.




Commenti

  1. Evviva a chi vive la sua vita pienamente! Evviva a chi scende e poi risale! Evviva a chi soffre ma non fa della sofferenza una bandiera ma una fune per scalare la montagna della vita e vedere da un po' più in alto il panorama del vivere!

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  2. Ho letto con intima commozione e grande ammirazione. Questa condivisione è per me preziosa. Grazie e che "la forza sia con te" sempre.

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